ARMILLARIA MELLEA marciume radicale rimedi

Pubblicato il: 06/11/2023 11:12:15
Categorie: Actinidia (Kiwi) , Agrumi , Cronologia , Drupacee , Olivo , Ornamentali , Vite

Armillaria Mellea.

Indice

Armillaria Mellea: marciume radicale fibroso

Armillaria Mellea: lotta

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Armillaria Mellea: marciume radicale fibroso

Armillaria M. o fungo Chiodino é un fungo conosciuto in passato anche con il nome di "asparago dei funghi", in quanto il cappello e parte del gambo sono commestibili e apprezzati in cucina per il loro sapore e profumo. Le ife possono infettare latifoglie e conifere, diventando nemici mortali di moltissime piante coltivate e non.

Si tratta di un fungo molto pericoloso su drupacee, pomacee, agrumi, olivo, kiwi, vite, in terreni di diversa natura e struttura.

Anche in cucina il fungo chiodino, sebbene molto apprezzato, va impiegato con un minimo di cautela, risultando infatti tossico se consumato crudo.

Armillaria mellea è responsabile del marciume radicale del pesco (marciume radicale fibroso), del marciume radicale di albicocco e  delle drupacee in genere. 

I funghi riconducibili al genere Armillaria sono dei pericolosi patogeni che possono infettare sia piante latifoglie che conifere e più nel dettaglio, per ciò che concerne le piante coltivate, può creare problemi su pomacee, agrumi, olivo , kiwi, vite , in terreni di diversa natura e struttura.

Pur non essendo un fattore determinante, certamente l’armillaria, come tutti i funghi, predilige un'adeguata umidità e non ha bisogno di ferite sulla corteccia per entrare nell’ospite. 

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Dove c’è una pianta ci può essere Fungo Chiodino e Armillaria mellea

A volte è proprio il fungo, cappello e gambo , a rivelare la sua presenza prima dei segnali di sofferenza della pianta stessa. Attacca radici, colletto e anche tronchi, diffondendosi attraverso rizomorfe  o attraverso cordoni miceliari (insieme di ife intrecciate tra loro di colore biancastro). Va sottolineato che queste strutture sono attratte dagli essudati radicali delle piante sane, per questa ragione la sua diffusione assumerà il cosiddetto andamento a “macchia d’olio”.

I sintomi sulle parti aeree si manifestano inizialmente con deperimento delle foglie, filloptosi e disseccamenti fino alla morte della pianta o di parte di essa.

Il primo mezzo di difesa da Armillaria Mellea è di natura agronomica e consiste nel contenere la propagazione dell'infezione azzerando le lavorazioni del terreno, evitando in questo modo di propagare il fungo che viene trasportato con l’attrezzo meccanico del caso (aratro, fresatrice, frangizolle, erpici).

Non ci sono mezzi chimici per la lotta all'Armillaria Mellea.  Da alcuni anni, però, viene impiegato con successo,un fungo antagonista: Trichoderma harzianum o viride, o entrambi, reperibili in commercio in diversi formulati. 

Consigliamo formulati, della linea Micosat, perché contengono consorzi di funghi e batteri della rizosfera, tra questi trichoderma.

La scelta dei consorzi è dettata dalla necessità di assecondare e rispettare gli equilibri naturali: se utilizziamo un fungo in esclusiva e a carica molto alta, questo diventa egemonico e prende il sopravvento nella rizosfera a danno di altri funghi e batteri utili, turbando l’equilibrio proprio di quel sito.

Micosat invece fornisce funghi e batteri in equilibrio tra loro, pronti ad occupare e riempire eventuali “vuoti biologici”, mantenendo così quell’equilibrio proprio della natura.

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...APPROFONDIMENTO...

Nota dell'autore

L'equilibrio è fondamentale e si rispetta con bilanciate concimazioni, bilanciate potature, adeguate lavorazioni e corretta gestione dell’acqua.

Non ci sono regole o misure standard e universali, poiché ogni terreno, come ogni coltura, ha le sue necessità.

In linea generale, la terra deve essere tenuta umida oltre la capacità di campo; la parte di terreno esplorata dalle radici deve essere umida ma anche ossigenata, perché un eccesso di acqua riduce la circolazione dell’ossigeno e manda in sofferenza la pianta che diventa poi vulnerabile all’aggressione di funghi e batteri dannosi, tra qui l’armillaria.

Ribadiamo che una pianta sana è in grado di difendersi dall’aggressione di parassiti sia fungini che animali. 

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